





In un’area ex industriale della zona nord di Milano, lungo la linea 1 della metropolitana, il progetto si misura con un lotto molto stretto e contenuto, dove ogni scelta progettuale diventa cruciale. La sfida è trasformare questo limite in un’opportunità, ricomponendo due piccoli volumi residenziali in un unico complesso abitativo capace di generare qualità e relazioni senza alterarne le forme. Il progetto prevede la demolizione e la ricostruzione in sagoma degli edifici esistenti, mantenendo la destinazione residenziale ma ridefinendo aperture, spazi comuni e percorsi. Le ridotte dimensioni dell’area impongono una soluzione unitaria e compatta, in cui la condivisione diventa il vero valore aggiunto dell'intervento. Il corpo principale, su tre livelli fuori terra, si affaccia sulla via carrabile e dialoga con le architetture circostanti. Il secondo volume, più piccolo e raccolto, si colloca nell’angolo sud-est. Tra i due edifici prende forma un giardino alberato che diventa cuore verde e spazio d’incontro, luogo di accesso ma anche di relazione. I residenti condividono non solo i locali tecnici e alcuni spazi accessori, ma anche la quotidianità di un complesso che favorisce un senso di piccola e ricca micro comunità. Ogni unità mantiene il proprio giardino privato, mentre le aree scoperte si arricchiscono di nuove piantumazioni, rafforzando il legame con il verde, reale e visivo. Le facciate, reinterpretate con linguaggio contemporaneo, restituiscono un’identità semplice ma precisa, in dialogo con il tessuto urbano milanese. Così, da un lotto difficile e minuto nasce un intervento che unisce rigore e socialità, trasformando i vincoli in un’occasione di vita condivisa e più ricca. Il progetto in collaborazione con gli architetti, Daniele Zerbi, Antonio Ciampoli e Nicola Levati è stato consegnato nel 2024.
È l’essenza del lavoro dell’architetto: trasformare un’idea in forma costruita, valorizzando il contesto e rispettando le risorse disponibili. Ogni nuovo progetto è un’occasione straordinaria per unire competenza tecnica e visione personale dell’architettura. La ricerca si sviluppa nel dialogo tra forma e funzione, materiali e sintassi compositiva, sostenibilità e flessibilità d’uso. Progettare un edificio significa interrogarsi sul suo rapporto con lo spazio pubblico, sulle performance energetiche, sulla capacità di adattarsi nel tempo. È un processo complesso e condiviso, che coinvolge diverse discipline e competenze, ma che proprio per questo restituisce la parte più gratificante della professione: dare vita a ciò che ancora non esiste.