Concorso per un memoriale. Bologna. Vista dall’alto dove si apprezza l’indipendenza dei sistemi telaio e involucro.
Concorso per un memoriale. Bologna. Vista dall’alto dove si apprezza l’indipendenza dei sistemi telaio e involucro.
Concorso per un memoriale. Bologna. Tavola di concorso.
Concorso per un memoriale. Bologna. Tavola di concorso.
Concorso per un memoriale. Bologna. Vista dall’alto dove si apprezza l’indipendenza dei sistemi telaio e involucro e l’allestimento “Sonambient” di Henry Bertoia.
Concorso per un memoriale. Bologna. Vista dall’alto dove si apprezza l’indipendenza dei sistemi telaio e involucro e l’allestimento “Sonambient” di Henry Bertoia.
Il nuovo Memoriale della Shoah di Bologna sarà un luogo di riflessione dove il vento diventa protagonista e strumento di memoria. Il vento, universale e senza confini, porterà le voci di chi non c’è più, trasformandole in musica attraverso le sculture sonore di Harry Bertoia. Bertoia, designer italiano e inventore del concetto di "Sonambient", scoprì nel 1959 le qualità sonore delle aste metalliche e dedicò la vita a creare sculture capaci di produrre melodie con il vento o con il tocco umano. Queste opere saranno collocate all’interno del Memoriale, rendendolo uno spazio vivo e mutevole. L’edificio avrà la forma di un cubo di 12 metri, apparentemente spostato dalla forza del vento. La struttura portante in cemento armato emergerà come uno scheletro, mentre i pilastri inclinati lasceranno incisioni visibili sulle facciate. Il Memoriale sarà aperto, senza tetto né porte, e articolato su tre livelli collegati da una scala laterale. Le sculture sonore, disposte dal piano interrato fino al secondo livello, formeranno una “foresta sonora” che varierà di intensità e melodia nel tempo. La luce entrerà solo dall’alto: i primi due livelli, con soffitti bassi, trasmetteranno un senso di oppressione, mentre il terzo livello, aperto, inquadrerà il cielo con una griglia quadrata. Realizzato in cemento, acciaio e materiali grezzi, il Memoriale sarà una cassa armonica che restituisce la memoria delle vittime dell’Olocausto attraverso il suono del vento e la forza simbolica dell’architettura. Con gli architetti Camilla Fasoli e Daniele Zerbi.
Partecipare ai concorsi di architettura significa mettersi alla prova su terreni sempre nuovi, misurarsi con scale più ampie, contesti lontani e temi complessi. È un’occasione per liberare creatività e visione, restando però ancorati alle regole e ai vincoli del brief, come in un esercizio di equilibrio tra libertà e disciplina. I concorsi sono per lo studio ciò che l’allenamento è per l’atleta: un modo per affinare metodo, lucidità e capacità di sintesi. Lavorare su scenari urbani, scuole, spazi pubblici o residenze collettive allena lo sguardo e arricchisce la sensibilità progettuale, mantenendo viva la curiosità e la tensione verso la ricerca.
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