


Il nuovo Memoriale della Shoah di Bologna sarà un luogo di riflessione dove il vento diventa protagonista e strumento di memoria. Il vento, universale e senza confini, porterà le voci di chi non c’è più, trasformandole in musica attraverso le sculture sonore di Harry Bertoia. Bertoia, designer italiano e inventore del concetto di "Sonambient", scoprì nel 1959 le qualità sonore delle aste metalliche e dedicò la vita a creare sculture capaci di produrre melodie con il vento o con il tocco umano. Queste opere saranno collocate all’interno del Memoriale, rendendolo uno spazio vivo e mutevole. L’edificio avrà la forma di un cubo di 12 metri, apparentemente spostato dalla forza del vento. La struttura portante in cemento armato emergerà come uno scheletro, mentre i pilastri inclinati lasceranno incisioni visibili sulle facciate. Il Memoriale sarà aperto, senza tetto né porte, e articolato su tre livelli collegati da una scala laterale. Le sculture sonore, disposte dal piano interrato fino al secondo livello, formeranno una “foresta sonora” che varierà di intensità e melodia nel tempo. La luce entrerà solo dall’alto: i primi due livelli, con soffitti bassi, trasmetteranno un senso di oppressione, mentre il terzo livello, aperto, inquadrerà il cielo con una griglia quadrata. Realizzato in cemento, acciaio e materiali grezzi, il Memoriale sarà una cassa armonica che restituisce la memoria delle vittime dell’Olocausto attraverso il suono del vento e la forza simbolica dell’architettura. Con gli architetti Camilla Fasoli e Daniele Zerbi.
È l’essenza del lavoro dell’architetto: trasformare un’idea in forma costruita, valorizzando il contesto e rispettando le risorse disponibili. Ogni nuovo progetto è un’occasione straordinaria per unire competenza tecnica e visione personale dell’architettura. La ricerca si sviluppa nel dialogo tra forma e funzione, materiali e sintassi compositiva, sostenibilità e flessibilità d’uso. Progettare un edificio significa interrogarsi sul suo rapporto con lo spazio pubblico, sulle performance energetiche, sulla capacità di adattarsi nel tempo. È un processo complesso e condiviso, che coinvolge diverse discipline e competenze, ma che proprio per questo restituisce la parte più gratificante della professione: dare vita a ciò che ancora non esiste.