© Foto Maurizio Petronio
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Una casa degli anni ’50, di due piani fuori terra e con un’estetica inizialmente anonima, si affaccia su un parco di pregio. L’intervento affronta la sfida di conferirle identità con un approccio minimo ed economicamente sostenibile. Il progetto trae ispirazione dalle numerose facciate a telaio del moderno milanese, caratterizzate da strutture sottili in ferro o cemento che conferiscono eleganza formale e rigore compositivo agli edifici residenziali. Questi telai hanno la capacità di ricomporre i balconi aggettanti, spesso percepiti come elementi episodici e disordinati, trasformandoli in parti integrate di un disegno unitario. Allo stesso modo, l’intervento introduce un telaio regolare che diventa griglia e misura del prospetto, capace di dare ordine e ritmo alla facciata senza cancellarne la varietà. La struttura funge da pattern regolatore, ma al tempo stesso lascia spazio a episodi di differenza e rottura, che arricchiscono il linguaggio architettonico e ne sottolineano la contemporaneità. In questo caso un telaio verticale in ferro bianco, simmetrico rispetto al corpo scale centrale che tiene insieme i quattro terrazzi a sbalzo già esistenti. Questa struttura geometrica assorbe gli aggetti, ridefinisce i prospetti e genera un nuovo fronte unitario e complanare oltre la facciata originaria. Il telaio, oltre a regolare la composizione architettonica, funziona come supporto per vasche portavasi, trasformando la facciata in una parete verde flessibile, liberamente configurabile dagli abitanti. È inoltre predisposto per ospitare tende oscuranti esterne: quattro per lato, scorrevoli e modulabili, capaci di variare l’immagine del prospetto con combinazioni sempre diverse. Un sistema di illuminazione integrato completa l’intervento, accentuando il disegno geometrico e rendendo la facciata riconoscibile anche nelle ore serali. Il colore verde scelto per il corpo edilizio riflette la luce del parco e rafforza il dialogo tra architettura e paesaggio. Il progetto è stato consegnato nel 2021.
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